Resta adesso da spiegare il fatto che una compressione provocata nell’aria con una causa qualsiasi impiega un certo tempo per propagarsi fino agli strati d’aria lontani. Questo ritardo è da attribuire all’inerzia della materia interposta; per chiarire meglio la cosa ci serviremo di un’analogia.
S’immaginino due sfere metalliche allineate, separate da una molla elastica, come nella fig. 81 e si dia un urto brusco, nel senso della freccia, alla sfera A. Questa si metterà in moto comprimendo la molla con cui è in contatto; ma a misura che la molla si contrae essa esercita una forza ritardatrice crescente su A e spinge verso destra la sfera B. A un certo punto la velocità decrescente di A e la crescente di B diverranno uguali, e da allora la molla non si comprime più, e comincia a ridistendersi, diminuendo ancora la velocità di A e aumentando quella di B, fino a che la velocità di A sarà completamente annullata, e tutta la sua forza viva sarà trasmessa a B; cosicchè la prima si arresterà e la seconda si sposterà come se direttamente avesse subito l’urto. Se invece di due sfere se ne hanno una serie, allineate come nella fig. 82, e separate da molle elastiche, un urto impresso alla sfera A si trasmetterà alla B, questa si fermerà comunicando l’impulso alla C e così via di seguito. Si intende subito però che un certo tempo dovrà trascorrere perchè l’impulso pervenga per es. alla sfera L, poichè si deve ripetere il processo di sopra per ciascuna coppia di sfere adiacenti; e ogni sfera prima di mettersi in moto impiegherà un certo tempo dipendente dalla sua massa e dalla forza elastica delle molle; più precisamente si può prevedere che la velocità di propagazione dell’impulso lungo la serie di sfere sarà maggiore quando le molle son più robuste e le sfere più leggiere.
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