Vedremo che dalla fusione del suono fondamentale coi suoi armonici ha origine una forma non semplice della legge di vibrazione (§ 104) e quindi il timbro del suono ottenuto.
111. Risonanza. - Qualunque corpo capace di vibrare, messo in presenza di un corpo vibrante, subisce la sua azione, cioè l’effetto delle successive compressioni e rarefazioni, ed esegue delle oscillazioni, dette forzate; è questo il caso delle membrane autoregistratrici di cui abbiamo più volte fatto parola. Ma quando il corpo influenzato è capace di emettere, se direttamente eccitato, un suono proprio di altezza determinata, allora le vibrazioni forzate cui esso può dar luogo per virtù di un altro suono riescono in generale insensibili, e diventano invece molto energiche qualora il periodo del suono influenzante è molto prossimo, o coincidente col periodo proprio del corpo. A questa sovreccitazione delle vibrazioni del secondo corpo si dà il nome di risonanza.
Noi ce ne possiamo rendere ragione nel modo che segue.
Sia A il corpo vibrante, e B un corpo in quiete capace di vibrare all’unisono. La prima compressione che giunge in B lo sposta alquanto dalla configurazione di riposo, e quando esso per la propria elasticità tende a tornarvi interviene, al tempo giusto, la rarefazione partita subito dopo da A e ne esalta il moto in senso inverso. Similmente agiscono le successive compressioni e rarefazioni partenti da A, poichè incontrano il corpo B nel momento più adatto per ampliarne il movimento, dato il sincronismo delle oscillazioni proprie di B e delle vibrazioni che riceve da A. A un certo punto l’ampiezza di B diviene costante; ciò ha luogo, come è evidente, quando l’energia che B riceve da A è uguale alla somma delle energie che B diffonde nell’intorno, e che dissipa dentro di sè per le sue imperfezioni elastiche.
| |
|