La canna emetterà un suono, accompagnato dalla serie dei suoni armonici, più o meno sensibili, e l’insieme avrà per altezza quella del fondamentale. È così che funzionano, per esempio, le canne d’organo, il flauto ecc.
In questi strumenti una lamina d’aria, lanciata da un mantice o dalle labbra, si infrange contro un orlo tagliente, producendo un miscuglio di suoni svariati debolissimi, che l’orecchio percepirebbe come un rumore. Una canna aperta, connessa con l’orlo tagliente, rinforza i suoni che le sono propri.
Nel flauto una serie di buchi opportunamente disposti, e che possono aprirsi o chiudersi con le dita o con le chiavette, permettono di variare la lunghezza della colonna d’aria risonante, e quindi l’altezza del suono prodotto.
Si può inoltre, regolando la intensità del soffio, ottenere che la canna non rinforzi il fondamentale, ma il secondo armonico, o il terzo e così via; cosicchè diversi suoni possono essere ottenuti con la stessa lunghezza della colonna d’aria. Questo avviene più facilmente nelle canne sottili, e poichè allora la canna si divide in più fusi, e contiene perciò diversi nodi e ventri di vibrazione, il suono non è alterato aprendo un buco che corrisponda a un ventre.
Si noti infatti che al di qua e al di là di un nodo (§ 109) la fase del moto vibratorio è opposta, e perciò gli strati si muovono in senso inverso, avvicinandosi o allontanandosi insieme dallo strato nodale. Avremo così delle compressioni e delle rarefazioni stazionarie, e la pressione varierà periodicamente intorno al nodo, resterà costante intorno a un ventre, ove gli strati si muovono con la stessa fase.
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