I nostri orologi, regolati comunemente con un segnale fornito dagli osservatori astronomici, danno appunto il tempo medio: le differenze tra il mezzogiorno vero e il medio nello stesso luogo sommandosi di giorno in giorno per un quarto d’anno, possono raggiungere circa un quarto d’ora.
126. Unificazione dell’ora. - Il Sole, partecipando al moto apparente della sfera celeste, si muove da levante a ponente, passando al mezzogiorno vero per il meridiano del luogo, e compiendo un giro intero in un giorno; ovvero 15° d’arco all’ora. Ne risulta che se un paese è a 15° di longitudine verso ponente, a partire da noi, se cioè il suo semimeridiano fa col nostro un angolo di 15° verso ponente, il mezzogiorno sarà ivi in ritardo di un’ora sul nostro, e un ritardo minore si avrà per i paesi meno distanti in longitudine. Perciò il mezzogiorno vero è diverso per paesi che si trovano su meridiani diversi. Ne nacque pel passato una grande confusione, per i rapporti che si andavan facendo sempre più rapidi tra paesi lontani.
Si cominciò con l’assegnare a ciascuna nazione il mezzogiorno che compete alla capitale. Ma fu molto più razionale la soluzione detta dei fusi orari. Venne, per essa, divisa la superficie terrestre in 24 fusi, separati da semimeridiani aventi la distanza angolare di 15°. E a tutti i paesi di un fuso si assegnò come tempo civile il tempo medio del meridiano centrale contenuto nel fuso. L’Europa abbraccia tre di questi fusi; dall’uno all’altro il tempo segnato dagli orologi subisce il salto di un’ora; noi apparteniamo al fuso dell’Europa centrale, il cui meridiano regolatore passa sensibilmente per l’Etna; così il nuovo tempo medio, comune a tutta l’Italia, la Svezia, la Norvegia, la Danimarca, la Germania, la Svizzera, l’Austria-Ungheria ecc., è in anticipo di 10' sul tempo medio di Roma, ed è in anticipo sul tempo locale per tutti i paesi situati a ponente dell’Etna.
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