Si può dimostrare poi, sulla base delle proprietà dei vapori, che quel rapporto è uguale al rapporto f/F della tensione attuale f del vapore per la tensione massima F relativa alla temperatura dell’ambiente. Si chiamano igrometri alcuni strumenti che servono a misurare quel rapporto, cioè l’umidità relativa o lo stato igrometrico dell’aria.
Ce n’è degli empirici, come l’igrometro a capello (fig. 27), fondato sugli allungamenti o le contrazioni che subisce un capello disteso a seconda dell’umidità atmosferica, e che si traducono, per l’avvolgimento del filo su una carrucola A, in spostamenti d’un indice su un arco graduato. Questo apparecchio è più un igroscopio che un igrometro; poichè non c’è alcuna relazione semplice tra le sue indicazioni e l’umidità relativa.
È invece molto esatto l’igrometro a condensazione perfezionato dal Prof. Chistoni. In esso una sottile lamina di ottone dorato chiude verticalmente una scatola metallica più piccola, ove dell’etere si evapora, più o meno rapidamente, sotto l’azione di una corrente d’aria, raffreddando così la lamina e il termometro che ne segna la temperatura.
La quantità di vapore esistente nella stanza non basta a saturare l’ambiente, ma basterebbe se la temperatura fosse sufficientemente abbassata. Questo avviene appunto dell’aria in contatto con la lamina che si va progressivamente raffreddando: si raggiunge cioè la saturazione, e il vapore, per il principio della parte fredda, si condensa sulla lamina appannandola lievemente. Se in quell’istante si legge l’indicazione del termometro, T, e si trova per es.
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