Per esaminare più davvicino il funzionamento della macchina consideriamo la fig. 33, che ne dà un modello schematico.
La caldaia C, ove l’acqua bolle a temperatura elevata T e il vapore ha una pressione di alquante atmosfere, comunica coi due estremi del cilindro, attraverso i rubinetti a e c. E così il refrigerante R, ove l’acqua è tenuta a una bassa temperatura t, comunica pure col cilindro per mezzo dei tubi portanti i rubinetti b e d.
Quando, come nella figura, sono aperte le comunicazioni a e b e chiuse le c e d, sulle due facce dello stantuffo S si eserciteranno le pressioni H e h eguali alle tensioni massime del vapor d’acqua alle temperature T e t; e in totale lo stantuffo sarà spinto verso destra. Quando lo stantuffo è giunto all’estremo della sua corsa, chiudiamo a e b e apriamo c e d. Il vapore, che aveva invaso il cilindro a sinistra di S, si condenserà, attraverso d, in R, e acquisterà subito la pressione h per il principio della parete fredda; mentre il vapore proveniente dalla caldaia eserciterà la pressione H sulla faccia a destra di S; quindi lo stantuffo si sposterà verso sinistra con forza costante. Si potrà quindi, con la manovra descritta, produrre un moto alternativo dello stantuffo, che, per mezzo di opportune trasmissioni articolate, potrà divenire moto rotatorio di un asse, ed essere così utilizzato come sorgente di lavoro meccanico.
Nella macchina descritta il vapore che ha accompagnato lo stantuffo fino all’estremo della sua corsa, e che ha la pressione elevata H, si precipita nel refrigerante alla successiva manovra dei rubinetti; ma è chiaro che se, nella posizione della figura, noi chiudiamo il rubinetto a mentre lo stantuffo è a metà della corsa, il vapore accumulato alla sua sinistra continuerà a espandersi, raffreddandosi, e fornendo del lavoro che era prima inutilizzato.
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