E così un filo di metallo difficilmente fusibile o di carbone, portato ad alta temperatura per il passaggio di una corrente elettrica, emette pure una viva luce, di cui si trae profitto nelle lampade a incandescenza.
Al di sotto della temperatura di 400° nessun corpo è luminoso, fatta esclusione di quelli detti fosforescenti. Al di là di quella temperatura comincia a esser visibile una luce di color rosso, che si va facendo più viva e più tendente al bianco a misura che la temperatura aumenta.
Così una lampada elettrica nuova a filamento di carbone dà una luce meno rossastra di una lampada usata per molto tempo, perchè il suo filamento si porta a temperatura più elevata, che può oltrepassare 1800°.
La luce emessa dai corpi luminosi è ricevuta da tutti i corpi circostanti, che riescon visibili perchè in parte la ricacciano indietro. Per renderci esatto conto di questo fenomeno, chiudiamo le aperture della stanza, e pratichiamo un foro in una parete di essa, investita dalla luce solare. Un fascetto cilindrico di luce penetrerà nella stanza e illuminerà lievemente nel suo percorso, disegnandoli, i minuti granellini di polvere vaganti nell’aria, cioè il pulviscolo atmosferico. Se questo fascio si fa cadere sopra una superficie piana metallica ben levigata, vedremo che esso cambia bruscamente di direzione, conservando la forma cilindrica che aveva. Si dice che il fascio ha subito la riflessione da parte della superficie metallica. Interponiamo invece una lastra piana di vetro; troveremo che il fascio in parte si riflette, ma in parte traversa la lamina e continua il suo cammino al di là; a questo fenomeno per cui la luce penetra nel vetro, e in altri corpi trasparenti, si dà il nome di rifrazione.
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