Riceviamo adesso il fascio su una lamina annerita con uno spesso strato di nero fumo; troveremo che il fascio di luce si estingue senza che se ne veda traccia; esso è stato assorbito. Infine interponiamo un foglio di carta bianca; la parte di esso colpita dai raggi riuscirà visibile da tutte le parti della sala, e guardandola da vicino vi si potran riconoscere, in qualunque direzione, le differenze più o meno lievi dei vari punti della superficie, o i segni in essi tracciati con una sostanza assorbente come l’inchiostro. Si dice che la carta diffonde la luce ricevuta.
Le quattro sostanze impiegate [metallo speculare, vetro, nero fumo, carta bianca] presentano ciascuna in prevalenza i fenomeni della riflessione, della rifrazione, dell’assorbimento e della diffusione. Ma in realtà alla superficie di qualunque corpo i quattro fenomeni avvengono insieme, in misura diversa da corpo a corpo.
La visibilità dei corpi illuminati è dovuta alla diffusione della luce da parte della loro superficie; ogni punto di questa diviene un nuovo centro di luce, come ogni punto del foglio di carta nell’esperienza di sopra. E ciò che noi vediamo nei corpi, e ce ne permette il riconoscimento, è appunto la differenza di diffusione dei punti superficiali.
Il fascio penetrante nella sala attraverso al foro può esser reso molto sottile restringendo il foro sempre più; se noi immaginiamo il foro ridotto a un punto, il fascio si ridurrà a una linea retta, che diremo raggio luminoso. Un raggio luminoso conserva adunque la sua forma rettilinea, e la riprende in diversa direzione dopo la riflessione e la rifrazione.
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