In Francia si adottò come campione di unità d’intensità una lampada a olio di colza, costruita da Carcel, e osservata in direzione orizzontale; la lampada campione deve avere determinate dimensioni e consumare 42 gr. d’olio all’ora. In Inghilterra e in Germania si adottarono speciali candele di bianco di balena e di paraffina. Un’altra unità molto usata è la luce emessa dalla lampada Hefner ad acetato di amile; ma fu adottata come unità internazionale, nel Congresso degli Elettricisti del 1881, l’unità Violle, cioè la luce emessa normalmente da un centimetro quadrato di platino alla temperatura di fusione. Per gli usi pratici s’introdusse la candela decimale, che è però un ventesimo dell’unità Violle. Espresse, in candele decimali, le altre unità valgono: Unità Violle 20; Hefner 0,885; Carcel 9,62; Candela inglese 1,14.
L’illuminamento prodotto da una candela decimale su una superficie normale ai raggi e distante 1 metro si prende come unità degli illuminamenti, e si chiama 1 lux. Si è trovato, per es., che l’illuminamento di una superficie esposta al Sole, a mezzogiorno, è di 70000 lux; quello di un bel chiaro di luna è 0,15 lux; quello di un ambiente ben esposto in una bella giornata è da 100 a 400 lux; e che infine il minimo illuminamento necessario, per l’igiene, alla lettura è di 10 lux.
Si noti però che mentre l’occhio può con sufficiente esattezza decidere dell’eguaglianza, o meno, di due illuminamenti, la sensazione non può affatto servire per riconoscere se uno dei due è, per es., doppio, o triplo d’un altro.
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