È perciò che nelle misure fotometriche, come processo generale, s’illuminano con le due sorgenti da confrontare due regioni contigue d’uno schermo, e si varia in modo misurabile l’illuminamento prodotto da una di esse finchè le due regioni adiacenti appariscano egualmente illuminate.
La variazione misurabile dell’illuminamento prodotto da una delle sorgenti può ottenersi nel modo più semplice facendo variare la distanza tra la sorgente e lo schermo; ma l’uguaglianza può essere stimata con sufficiente sensibilità ed esattezza a condizione che gl’illuminamenti non siano nè troppo deboli nè troppo forti, che le due regioni siano osservate con lo stesso occhio, e infine che le due sorgenti non siano diversamente colorate. Se quest’ultima condizione non è soddisfatta, i risultati perdono ogni sicurezza, a causa di alcuni fenomeni psicologici molto complessi che mettono in difetto i principii fondamentali della fotometria stessa.
Nel fotometro di Foucault le due sorgenti illuminano le due metà di uno schermo in vetro smerigliato, che si osservano dall’altra parte; l’eguaglianza è ottenuta spostando sopra un regolo graduato la sorgente di cui si cerca l’intensità; la legge delle distanze permette di dedurre facilmente il valore di questa rispetto all’altra che può essere l’unità di misura.
Altri fotometri utilizzano le disposizioni più svariate; segnaliamo quelli di Bunsen, di Weber, di Lummer.
41. Riflessione della luce. - Una superficie piana speculare, disposta orizzontalmente, abbia per traccia, sul piano della fig.
| |
Foucault Bunsen Weber Lummer
|