Ruotando un prisma di Nicol, o, come si suol dire, un nicol, traversato da un fascio di luce naturale, il fascio emergente conserva un’intensità costante, poichè la luce naturale risulta da due componenti eguali, che vibrano ortogonalmente tra loro, e di cui la prima ha un’orientazione qualsiasi; il nicol ne estingue una e resta l’altra eguale. Ma se la luce incidente ha una forma di vibrazione ben definita, o rettilinea (fig. 78), o ellittica (fig. 79), o circolare (fig. 80), e il nicol è orientato con la piccola diagonale secondo XY, allora esso lascia passare la proiezione ab della vibrazione secondo XY, ed estingue il resto.
E si riconosce facilmente, nel caso che la luce incidente sia a vibrazioni rettilinee (fig. 78) che la luce passerà interamente se XY è parallela ad AB; in parte se le due direzioni fanno un certo angolo, e non ne passerà affatto se AB è perpendicolare ad XY. E siccome la luce vibrante secondo AB normale a XY potrebbe esser prodotta da un primo nicol avente la piccola diagonale normale a quella XY del secondo, la luce che passa da un primo nicol sarà arrestata da un secondo che sia rotato di 90° rispetto al primo. L’esperienza può esser fatta comodamente avendo due nicol, e disponendoli uno dopo l’altro sul medesimo fascio di luce; ruotandone uno il fascio emergente a un certo punto si estingue. Si dice allora che i due nicol sono all’oscurità, o incrociati. Ed è invero sorprendente l’osservare che due corpi trasparenti, i due nicol, messi l’uno dopo l’altro danno luogo, per una conveniente rotazione di uno, a un sistema opaco.
| |
Nicol Nicol
|