Se allora si fa cadere sulla fenditura la luce bianca di un arco voltaico o di un becco Auer, lo spettro si disegnerà a contorni nettissimi e con vivaci colori, senza nessuna traccia di discontinuità da un punto all’altro di esso; ma usando invece luce solare, si osserverà che lo spettro è solcato da linee nere sottili, parallele alla fenditura, e che appariscono in grandissimo numero quando la fenditura è molto stretta. Sono queste le righe di Fraunhofer, che occupano una posizione invariabile nello spettro; esse sono in numero grandissimo, molte migliaia, quando lo spettro è ben puro; ma le più caratteristiche sono state designate con le lettere dell’alfabeto: la A è all’estremo rosso e riesce difficilmente visibile(2), la B nel rosso, la C nell’aranciato, la D nel giallo, la E nel giallo-verdastro, la F nel verde-azzurro, le G e H nell’indaco e nel violetto.
Queste righe, che si scorgono nella superiore riproduzione a colori, rappresentano, evidentemente, delle discontinuità nello spettro solare, cioè in esso mancano le radiazioni monocromatiche corrispondenti, che sono invece presenti nella luce bianca delle sorgenti terrestri.
Per osservare minutamente queste fini particolarità dello spettro, da cui trarremo conseguenze di grande importanza, ci converrà sostituire alla proiezione dello spettro sullo schermo la sua osservazione diretta con l’occhio munito di opportuni strumenti ottici; è quel che faremo con lo spettroscopio. Ma prima di procedere a questo studio minuzioso ci converrà eseguire, col metodo dello schermo, ancora un’esperienza d’importanza capitale.
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Auer Fraunhofer
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