L’azione esercitata sull’ago lo rivela nettamente. Nè si può attribuire il moto dell’ago all’azione diretta del polo B, poichè allontanando la sbarra b verticale si trova che quell’azione esiste in realtà, ma è molto debole rispetto all’effetto prima osservato.
Del resto si può anche provare facilmente che la sbarra ab, quando il suo estremo superiore è in contatto con B, è capace di trattenere in b una piccola chiave, o di coprirsi di limatura, che vengono tosto abbandonate portando via il magnete inducente B. Questo prova che il ferro dolce diviene un magnete temporaneo finchè è in presenza di B, e torna allo stato neutro allontanando quest’ultimo. Quest’esperienza ci permette di dire che l’attrazione di un polo qualsiasi, nord o sud, su un pezzo di ferro dolce, è preceduta dall’induzione, per cui il ferro si converte in un magnete temporaneo che presenta un polo eteronimo al polo inducente; l’attrazione si manifesta quindi tra il magnetismo inducente e il magnetismo eteronimo indotto nelle parti più vicine del ferro.
A parte la temporaneità, nulla permette di differenziare un pezzo di ferro magnetizzato per induzione da una calamita propriamente detta. E così spezzando in due parti il ferro sottoposto all’induzione, se ne ottengono due magneti temporanei completi, cioè con due poli opposti agli estremi. Il lettore si guarderà bene perciò dal confondere l’induzione magnetica con l’influenza elettrostatica, nella quale spezzando in due il conduttore influenzato è possibile separare, e isolare su di essi, le due cariche opposte.
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