115), ma le linee di forza manifestano una specie di tendenza a condensarsi nel ferro introdotto. Nel posto ove le linee di forza penetrano nel metallo si crea, per induzione, un polo sud; mentre si forma un polo nord ove le linee tornano ad uscire. È chiaro adunque che nelle vicinanze immediate della faccia d’entrata il campo sarà più intenso poichè le linee diventan più fitte; e perciò per ogni centimetro quadrato orientato normalmente alle linee ne penetrerà un numero maggiore che non quando il ferro non esisteva.
Si esprime questo fatto, che è una conseguenza del fenomeno dell’induzione magnetica, dicendo che il ferro ha una permeabilità per le linee di forza maggiore di quella dell’aria, come se le linee medesime perforassero con una certa difficoltà l’aria e preferissero seguire parte del loro cammino nel ferro, ove quell’ostacolo è minore, malgrado il loro totale decorso geometrico diventi così più lungo di prima.
Dando al corpo la forma di una sbarra cilindrica molto allungata, con l’asse nel senso del campo, il rapporto tra il numero di linee di forza che penetra nel cilindro per una base, induzione magnetica, e quello che traverserebbe la stessa area senza il ferro, si assume come misura della permeabilità magnetica del ferro. Ma la esperienza ha dimostrato che quel rapporto per campi debolissimi aumenta al crescere del campo, acquista poi un valore massimo, e al di là di un certo valore del campo torna a diminuire, fino a che nei campi straordinariamente intensi la perturbazione prodotta dal ferro nelle linee di forza diviene poco sensibile; così in alcuni campioni di ferro quel tale rapporto, cioè la permeabilità, che per un campo di 1,66 unità ha il valore 5480, decresce fino a circa 2 in un campo di 20.000 unità.
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