La corrente così ottenuta, guidata attraverso condutture metalliche, può, con perdite lievi di energia, trasportarsi a grandi distanze, e nel punto d’arrivo trasformarsi nuovamente in energia meccanica, nei motori; in energia chimica, nei crogiuoli degli stabilimenti di elettrochimica; in energia termica o luminosa nelle lampade elettriche. Certo per via si è perduto qualche cosa, e i lavori di installazione potranno anche costare somme ingentissime; ma si intende bene che il costo gratuito dell’energia prima, quella della caduta, può rendere non dannose le perdite, e compensare, entro certi limiti, le spese fatte.
Ciò è tanto più notevole in quanto con nessun altro mezzo pratico si sarebbe potuto trasformare il lavoro meccanico della caduta in energia luminosa o chimica.
97. Intensità della corrente. - Qualunque sia il mezzo di produzione della corrente elettrica, comunque cioè essa venga ottenuta o a spese d’energia chimica, come nelle pile idroelettriche, o d’energia termica come nelle pile termoelettriche, o d’energia meccanica come nelle macchine dinamo elettriche, la corrente ottenuta non rivela per nulla, nei suoi effetti, la origine; e questi dipendono solo da un elemento importante: la quantità d’elettricità che traversa una sezione del conduttore nell’unità di tempo, e che si chiama intensità della corrente. Si dice appunto che la corrente ha l’intensità di un ampére quando attraverso il conduttore fluisce un coulomb d’elettricità a ogni minuto secondo.
Così l’intensità sarà di i ampére se passano attraverso a una sezione del conduttore i coulomb per secondo.
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