In base a questa legge si può dedurre, dalla deviazione che l’ago subisce, l’intensità della corrente che traversa il circuito. E dando a questo una forma conveniente, e all’ago dimensioni opportune, si è potuto ottenere che le deviazioni da esso subite, finchè non sono troppo grandi, siano sensibilmente proporzionali all’intensità della corrente. Ne vennero così i galvanometri, cioè gli strumenti che misurano l’intensità della corrente dai suoi effetti magnetici.
Per rendere molto sensibili i galvanometri, per ottenere cioè che a una corrente anche molto debole corrisponda una deviazione facilmente percepibile e misurabile, si deve:
1° aumentare la forza deviatrice dovuta alla corrente, e quindi accrescere il numero delle spire agenti sull’ago.
2° diminuire la forza direttrice della Terra sull’ago, che si oppone alla deviazione. Si raggiunge questo scopo con due artifici: quello del Nobili, consistente nel sostituire a un ago un sistema astatico, cioè un sistema di due aghi paralleli ed opposti, come nella fig. 128; sospeso a un filo di bozzolo, e facendo in modo che il telaio ABCD percorso dalla corrente abbia nel suo interno uno solo degli aghi, mentre l’altro che risente dal telaio un’azione inversa, ma debolissima, ha l’ufficio di attenuare quasi del tutto la forza direttiva del campo terrestre; ovvero si può, come nel galvanometro Thomson (fig. 129) ricorrere a due fascetti di aghi opposti M, M’, che costituiscono ancora un sistema astatico, e far agire separatamente su M e M’ due coppie di rocchetti, percorsi dalla stessa corrente in tal senso che le forze deviatrici siano concordanti.
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Terra Nobili Thomson
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