Pur trattandosi di forze elettromotrici così piccole, esse dànno luogo a correnti che un galvanometro, intercalato nel circuito, può con gran facilità misurare, specialmente ricorrendo a una successione di contatti tra due metalli a, b, (fig. 137) disposti a zig-zag, in modo che si possano facilmente riscaldante connessioni di posto dispari (come 1, 3, 5, 7) o quelle di posto pari (2, 4, 6, 8): agli estremi eguali a della serie si otterrà una forza elettromotrice quadrupla (nel caso della figura) di quella dovuta a una coppia sola, poichè, com’è facile riconoscere, le forze e. m. dovute alle singole coppie si sommano in virtù dell’artificio di riscaldare le sole saldature dispari, o le sole pari.
Riunendo appunto delle bacchette di bismuto e antimonio, Melloni ottenne la sua celebre pila termoelettrica, che associata al galvanometro del Nobili costituì un ricevitore sensibilissimo di energia raggiante termoluminosa. La pila termoelettrica e il bolometro rivaleggiano ancora nel loro potere di mettere in evidenza le minime variazioni di temperatura dovute all’irraggiamento. Ma i modelli primitivi, rispettivamente del Melloni e del Langley, hanno subito notevoli perfezionamenti, e la sensibilità è stata ancora accresciuta per l’impiego dei galvanometri molto sensibili che si costruiscono adesso; sono da segnalare gl’importanti risultati ottenuti da Rubens, Paschen, Lummer ecc.
Ricorderemo ancora la pila di Le-Chatelier, composta di due fili di platino e di platino-iridiato, che è lo strumento più comodo per misurare le alte temperature dei forni.
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