Si constata allora che il passaggio della corrente è indissolubilmente legato a una decomposizione chimica della sostanza disciolta, di cui le parti decomposte si manifestano agli elettrodi; e si sviluppano liberamente, ovvero reagiscono chimicamente col liquido, o con la materia formante gli elettrodi.
L’elettrodo rilegato al polo positivo della sorgente, e per il quale la corrente penetra nel voltametro, dicesi anodo: l’altro catodo; il liquido contenuto nel voltametro dicesi elettrolito; il fenomeno della decomposizione elettrolisi, e infine le due metà in cui viene scomposta la molecola dell’elettrolito diconsi ioni.
Considereremo sei casi fondamentali, a cui possono ricondursi tutti gli altri: che cioè la sostanza sciolta sia un idracido come l’acido cloridrico (H Cl); o un sale binario come il cloruro di potassio K Cl; o un acido ternario come l’acido solforico (H2 SO4) o un sale ternario come il solfato di rame (Cu SO4); o un idrato come l’idrato potassico (K OH); o infine l’ammoniaca (NH3).
Si hanno allora le seguenti decomposizioni primitive
al catodo all’anodo
1°) 2 H Cl = H2 + Cl2
2°) 2 K Cl = K2 + Cl2
3°) H2 SO4 = H2 + SO4
4°) Cu SO4 = Cu + SO4
5°) 2 K O H = K2 + 2 (OH)
6°) 2 NH3 = 3H2 + N2
Questi ioni che si sviluppano agli elettrodi daranno poi luogo a reazioni secondarie col liquido o con gli elettrodi, producendosi così processi chimici più o meno complicati.
Il fenomeno si semplificherà ricorrendo a elettrodi chimicamente inattivi, come il carbone, o anche, negli ultimi quattro casi, il platino; nei primi due il platino non può essere adoperato, poichè il cloro che si svolge all’anodo, allo stato nascente, attaccherebbe l’elettrodo.
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