Così introducendo una lamina di zinco nell’acqua acidulata, esisterà una differenza di potenziale tra il metallo e la soluzione, e il primo sarà negativo per aver perduto ioni positivi. Se ora si introduce una lamina di rame, questa ha minore tensione di dissoluzione dello zinco; acquisterà perciò anch’essa un potenziale più basso di quello del liquido, ma pochissimo diverso da questo. Siano ad esempio 0 e -10 il potenziale del liquido e dello zinco; e sia -1 il potenziale del rame, più basso di quello del liquido. È chiaro che il rame si troverà a un potenziale più alto dello zinco. Riunendo ora metallicamente il rame e lo zinco, questo riceverà dal primo cariche positive, e si attenuerà con ciò la sua differenza di potenziale col liquido; nuovi ioni di zinco passeranno quindi in soluzione, mentre questa restituirà al rame le cariche positive, ricevute dallo zinco, per mezzo dei suoi ioni positivi d’idrogeno che si svilupperanno sulla lamina di rame. In realtà, perciò, mentre nella soluzione erano prima vaganti gli ioni H+ e gli ioni SO4- -, durante il funzionamento parte dei primi vengono scacciati e sostituiti da ioni Zn, che il metallo tende a spingere nella soluzione, riuscendovi solo quando la soluzione gli restituisca le cariche elettriche che essa acquista e lo zinco va sempre perdendo. La lamina di rame ha appunto questa funzione di ponte, per la carica positiva, dalla soluzione al metallo.
Questa teoria è stata svolta dal Nernst con grande estensione, e applicata al calcolo delle forze e. m. delle combinazioni voltaiche più complicate.
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Nernst
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