La (2) ci apprende un fatto molto importante: nel voltametro ha luogo, oltre alla perdita di tensione ohmica ir, una caduta di potenziale e, che l’esperienza ha appunto rivelato da tempo, e che dicesi forza controelettromotrice di polarizzazione del voltametro.
Questa forza e. m. sussiste, per qualche tempo, ai poli del voltametro, dopo l’interruzione della corrente esterna; e può essere messa in evidenza molto facilmente rilegando i poli del voltametro, subito dopo l’azione elettrolitica, a un galvanometro; si constaterà che, pur avendosi da fare con due lamine inizialmente identiche, incapaci perciò di dar luogo in condizioni ordinarie a una corrente, esse sono state polarizzate dalla corrente esterna che ha circolato prima nel voltametro.
Questa persistenza della f. e m. di polarizzazione, anche dopo la cessazione della corrente primitiva, si spiega ammettendo che sulle lamine di platino si condensino in piccola misura i gas idrogeno e ossigeno svolti dalla elettrolisi. La corrente di polarizzazione, inversa della prima, svolge inversamente ossigeno sull’una e idrogeno sull’altra, e sì riforma su entrambe acqua. L’energia di ricombinazione dei gas condensati sugli elettrodi serve appunto a intrattenere la corrente di polarizzazione, che cesserà quando i gas stessi saranno eliminati dalla corrente medesima.
La polarizzazione dell’elettrodo di rame, su cui si svolge l’idrogeno, nuoce al buon funzionamento della pila di Volta. Noi vedremo come essa si è evitata nelle pile a due liquidi.
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Volta
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