Le scintille che noi abbiamo visto scoccare tra i poli di una macchina elettrostatica sono appunto dovute a queste correnti di cui adesso ci occupiamo. Ma occorrono, per produrle, differenze di potenziale elevatissime fra gli elettrodi, crescenti con la loro distanza quasi nello stesso rapporto.
La distanza esplosiva, cioè la distanza d a cui devon portarsi gli elettrodi perchè scocchi la scintilla, e la differenza di potenziale necessaria per produrla sono riportate in questa tabella, che si riferisce a due elettrodi sferici di 1 cm. di diametro.
distanza fra le sfere in cm. diff. di pot. in volta
0,1 4 800
0,5 16 900
1,0 25 400
1,5 29 300
2 31 300
3 37 200
5 45 900
10 56 100
15 61 800
Da quanto abbiamo detto risulta che la corrente nei gas può avere due forme ben diverse:
1a quella per la quale il gas acquista una grande conducibilità, e si porta all’incandescenza, sotto l’azione di un campo elettrico molto intenso,
2a l’altra, di molto minore entità, che si ottiene sotto l’azione di campi elettrici non elevatissimi, ma con la presenza indispensabile d’un agente ionizzante.
Si ammette, dopo una lunga serie d’investigazioni in proposito, che nella prima forma (detta anche auto-corrente, o corrente autonoma, poichè non è necessaria la presenza di uno speciale ionizzatore), la corrente abbia ancora forma convettiva, e sia dovuta a una intensissima, quasi illimitata ionizzazione creata, come nel caso b, dai pochi ioni già presenti nel campo; questi, sollecitati con glande slancio dall’intenso campo esistente tra gli elettrodi, si muoverebbero con velocità grandissima, provocando con gli urti contro gli atomi incontrati per via la formazione di nuovi ioni, i quali alla loro volta ne generano degli altri nel loro cammino verso gli elettrodi e così via.
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