Le proprietà radioattive dell’emanazione, che si trova in stato di grande diluizione nell’aeriforme, esempio l’aria, rimasto in contatto col corpo radioattivo, si va distruggendo col tempo, seguendo una legge per cui se in un certo tempo l’attività sì riduce a metà, la rimanente si riduce nello stesso tempo pure a metà e così via. Questo tempo di riduzione a metà caratterizza la provenienza dell’emanazione: ed è di 57 secondi per il torio, di quattro giorni per il radio, di quattro secondi per l’attinio.
Esaminiamo il fenomeno nel caso del radio. La emanazione viene da esso prodotta continuamente, e imprigionata nel sale solido, raggiungendosi l’equilibrio tra quella che si va sempre producendo e quella che si distrugge nello stesso tempo. Ma la emanazione occlusa nel solido può esser portata via interamente, o riscaldando il sale di radio a temperatura elevata, o sciogliendolo in acqua e facendo gorgogliare alquanta aria nel liquido; l’aria si carica così della totalità dell’emanazione. Si constata allora che il sale di radio, ricavabile evaporando la soluzione, ha perduto i tre quarti della primitiva attività, che si è trasferita integralmente nella emanazione estratta. Inoltre il radio residuo emette solo raggi a, mentre l’emanazione emette insieme raggi, (alpha), (beta), e (gamma). Ma lasciando a sè il sale disemanato e l’emanazione ricavata, nel primo si riforma poco a poco l’emanazione e si ripristinano le primitive proprietà, mentre la seconda perde in corrispondenza le sue; cosicchè dopo circa un mese l’emanazione estratta si è interamente distrutta, e il radio si è nuovamente arricchito della sua provvista normale di emanazione, che può nuovamente esser portata via.
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