Non c’è dubbio perciò che il radio dà in continuazione origine a emanazione, che resta imprigionata nella massa del sale, in regime d’equilibrio radioattivo tra quella che si forma e quella che si distrugge. Vedremo però che l’emanazione non si distrugge, in realtà, ma si trasforma a sua volta.
Una proprietà importante dell’emanazione è quella di condensarsi alla temperatura di -150°, permettendo così di essere localizzata, sempre allo stato di grande tenuità, in piccolo volume. E riuscì a Ramsay di dimostrare che essa è un vero gas, simile ai gas inerti come l’argon dell’atmosfera, che obbedisce alla legge di Boyle, e che essa, separata dall’aeriforme con cui è mescolata, per esempio dal miscuglio tonante (idrogeno e ossigeno) che si svolge lentamente dalle soluzioni di radio, si presenta come un gas luminoso, che va progressivamente sparendo, mentre sulle pareti del vetro si condensa un volume triplo di elio. Questa scoperta fece grande rumore e diede luogo a molte contestazioni; ma ormai è fuori dubbio che l’emanazione nel distruggersi dà luogo, oltre ad alcuni derivati che incontreremo tra poco, a una continua produzione di elio, dovuta forse all’insieme delle particelle (alpha) che va emettendo nella sua azione radioattiva. L’emanazione ha anche uno spettro di righe caratteristico, che permette di qualificarlo come un vero elemento chimico, e che è stato descritto con grande cura da Rutherford.
125. La radioattività indotta. - I corpi ordinari, portati in contatto con l’emanazione del radio, del torio o dell’attimo, divengono temporaneamente radioattivi, come fu scoperto contemporaneamente dai Curie, per il radio, e da Rutherford per il torio.
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