Non la Chimica aveva asserito la indivisibilità dell’atomo; essa aveva solo affermato che nelle reazioni più svariate l’atomo dei corpi semplici interviene come una individualità persistente e indivisibile, cosicchè le reazioni stesse consistono in pure trasposizioni di atomi interi.
E in questa asserzione nulla c’è da cambiare anche adesso: anzi l’atomo, che poteva prima esser considerato come una concezione puramente ipotetica, ci si rivela ora come entità realmente esistente; ma nel manifestarsi ci avverte che noi lo avevamo battezzato male, e che, chiusa l’éra delle disquisizioni sulla costituzione atomica della materia, un nuovo problema si impone alla Scienza: quello della costituzione interna dell’atomo, la cui esistenza è ormai definitivamente assodata.
Non altrimenti avverrebbe di un sociologo, il quale, dopo aver considerato l’uomo come una entità indivisibile nei fenomeni sociali, venisse ad apprendere che anche l’uomo è fisiologicamente costituito di sangue, di muscoli, di nervi e dì altri tessuti; per la sociologia esso sarà ancora l’unità indivisibile, mentre altre scienze, l’anatomia e la fisiologia, sorgeranno al fianco di quella, e le potran fornire nuovi lumi e nuove risorse.
Del resto si sospettava già da gran tempo, per ragioni chimiche e fisiche, che l’atomo avesse una costituzione complessa.
Già il Proust, al principio del secolo XIX, aveva tentato di considerare gli atomi dei diversi corpi semplici come formati dalla riunione di diversi atomi d’idrogeno; inoltre la nozione della complessità dell’atomo era in certa guisa implicita nella legge che le proprietà chimiche degli elementi sono una funzione ricorrente, periodica del peso atomico.
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