- Ma sopratutto le ricerche spettroscopiche, dimostrando la complessità dello spettro degli elementi e la sua variabilità, avevano indotto il Lockyer a ritenere che in determinate condizioni elettriche o termiche l’atomo degli elementi venisse dissociato.
Tornando agli elettroni il risultato più essenziale, dovuto alle ricerche di Abraham e Kaufmann, è quello per cui venne dimostrato che l’elettrone è soltanto una particella di elettricità negativa, non associata a un nucleo di vera materia. Adunque è ben vero che dagli atomi dei vari elementi chimici si può ricavare un comune costituente, l’elettrone, però questo non è più materia, ma pura carica elettrica.
D’altra parte la presenza dell’elettrone entro l’atomo veniva riconosciuta per un ordine d’idee interamente diverso. Agli elettroni dell’atomo potè attribuirsi il suo potere di emettere, in date condizioni, luce di alquanti periodi caratteristici, di possedere cioè uno spettro di righe. Supposto che un elettrone oscilli entro un atomo intorno a una posizione di riposo, per virtù di forze di natura elettrica, esso trasmetterà nell’etere oscillazioni elettromagnetiche, che produrranno effetti luminosi se sono abbastanza rapide.
Questa ipotesi sulla origine degli spettri a righe dei metalli condusse alla importante scoperta di Zeeman, confermante le previsioni fatte teoricamente dal Lorentz.
Altre ricerche, che seguirono alla scoperta del fenomeno Zeeman, permisero poi che su quel fenomeno si fondasse una teoria molto semplice della polarizzazione rotatoria magnetica, la quale si era mostrata ribelle a ogni trattazione teorica.
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