Gli elettroni possono sfuggire dall’interno dell’atomo, sotto l’azione di agenti speciali; e nei corpi conduttori metallici essi si troverebbero in gran numero vaganti negli spazi intermolecolari, come le molecole di un gas rinchiuso in un vaso; può così spiegarsi la conducibilità dei metalli per la elettricità e quella per il calore, attribuendole al moto degli elettroni. Su queste basi la teoria elettronica dei metalli, quale è stata sviluppata da Riecke, Drude e Thomson, è riuscita a render conto delle relazioni numeriche esistenti tra la conducibilità elettrica e la conducibilità termica della stessa sostanza, oltre che delle forze elettromotrici di contatto e di tanti altri fenomeni.
Esistono però ancora dei punti oscuri, e anche delle contradizioni non lievi, che turbano l’armonia del meraviglioso edificio, e rendono ancora ben lontana una conoscenza sicura della struttura interatomica.
Così la vera natura del movimento degli elettroni entro l’atomo, capace di fornire una spiegazione soddisfacente delle particolarità degli spettri a righe dei vapori metallici, è ancora poco conosciuta, malgrado le poderose indagini dei Fisici teorici.
Inoltre, mentre secondo la primitiva ipotesi del Thomson in un atomo, per esempio, di mercurio sarebbero contenute molte centinaia di migliaia di elettroni, vaganti in una sfera positiva, secondo altre ricerche dello stesso Autore il numero totale di elettroni non sarebbe molto diverso da quello esprimente il peso atomico dell’elemento, e però ce ne sarebbero solo 200, all’incirca, nell’atomo di mercurio.
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