Estraendo S, si ottiene una deviazione inversa, anch’essa di breve durata; e se mentre il rocchetto S è all’interno di R si interrompe o si stabilisce la corrente in S, si hanno in R gli stessi effetti come per la estrazione o l’introduzione di S.
Or è facile riconoscere che in tutti e quattro i casi, in cui si è constatato l’effetto, vi è variazione del flusso magnetico creato dal rocchetto inducente S nel circuito indotto R. Abbiamo da fare in verità, nel rocchetto R, con più spire consecutive elicoidali, anzichè con un contorno unico limitante una superficie piana; ma gli effetti ottenuti nelle singole spire, cioè le singole f. e. m. indotte, in tal caso si sommano, e ne risulta una f. e. m. complessiva tanto più grande quanto più son numerose le spire del circuito indotto. Del resto ricorrendo a un galvanometro sensibile si può constatare l’azione enunciata anche con una sola spira.
Analoghi effetti possono ottenersi introducendo in R una calamita o un’elettrocalamita, come, per es., armando il rocchetto S d’un nucleo interno di ferro. Anzi in quest’ultimo caso le correnti indotte son molto più intense che nel caso in cui il ferro non esisteva.
131. Leggi numeriche dell’induzione. - Quanto al senso della corrente indotta l’esperienza dimostra la seguente legge, formulata, in modo alquanto diverso, da Lenz: Il senso della corrente indotta è tale che il flusso proprio da essa prodotto attenua la variazione esterna del flusso che l’ha generata. Così nell’esperienza della figura 153 all’introduzione di S questo tende a creare un certo flusso N in R; ma la corrente indotta è di tal senso da sviluppare in R un flusso proprio opposto ad.
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Lenz
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