La corrente inversa cessa quando le due lamine son coperte ugualmente di ossido di piombo. Durante la carica l’idrogeno trasforma sulla negativa l’ossido di piombo in piombo metallico, mentre l’ossigeno trasforma sull’altra l’ossido in biossido.
L’interpretazione qui data serve solo a dare un idea del fenomeno, che in realtà è molto più complesso, e sul quale si dissente ancora. Tali reazioni non avvengono in tutta la massa della lamina ma solo fino a una certa profondità, tanto maggiore quanto più lunga è stata la durata del processo di formazione. Si intende subito però che per mantenere alle lastre una certa solidità è necessario lasciare una parte interna che sia inattiva nel fenomeno. Questa parte inattiva, purtroppo necessaria, rende più pesante l’apparecchio.
Per eliminare gli incovenienti e la spesa necessaria alla formazione lenta degli accumulatori, il Faure ebbe l’idea di disporre in una volta sola sulle lamine destinate a solo sostegno, le sostanze che si trovano negli strati attivi degli accumulatori formati. Siccome questo processo non sarebbe praticamente realizzabile, si suole, sulle indicazioni del Faure, depositare sulle lastre, con processi molto differenti, una pasta a base di litargirio per l’elettrodo negativo e di minio per il positivo. Allora la prima corrente di carica riduce il litargirio in piombo metallico e sovrossida il minio in biossido di piombo, come nella carica dell’accumulatore Planté.
Non ci diffonderemo nella descrizione degli innumerevoli processi per la preparazione delle lastre, tra cui alcuni molto differenti da quelli descritti, e preferiamo venire senz’altro alle norme generali per l’uso degli accumulatori.
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Faure Faure Planté
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