La determinazione della temperatura del filamento in condizioni normali di luminosità non è molto sicura. Da ricerche di Weber, confermate dalla massima parte degli sperimentatori successivi, per quanto contraddette da altri, pare che la temperatura normale sia di circa 1600°.
A temperature superiori comincerebbe la disaggregazione del filamento, con proiezione di particelle di carbonio sul palloncino, il che produce una diminuzione della luminosità del filo, e un annerimento del palloncino stesso. È importante ridurre la rarefazione nel palloncino, poichè l’aria presente raffredda per contatto il filamento, sottraendogli così dell’energia in forma di calore non luminoso.
La costruzione delle lampade a incandescenza costituisce una delle meraviglie dell’industria moderna; si costruiscono infatti delle lampade eccellenti nelle quali, malgrado il costo della materia prima (palloncino, filamento, fili di platino, ghiera metallica) e della lavorazione, certo non semplice, il prezzo di vendita di ciascuna lampada è inferiore a 60 centesimi.
In una stessa lampada a incandescenza al variare dell’intensità della corrente, e quindi dell’energia, varia moltissimo la luminosità. Dal complesso delle esperienze eseguite in proposito risulta che nelle vicinanze delle condizioni normali il potere luminoso è proporzionale al cubo dell’energia spesa. Ciò si spiega pensando al rapido accrescimento del rendimento luminoso con l’aumento della temperatura. In conseguenza un accrescimento dell’un per cento nell’energia consumata aumenterebbe del 3 per cento la quantità di luce ottenuta; entro gli stessi limiti pare che a ogni accrescimento della temperatura del filo di 1°, consegua l’aumento dell’1 per cento nel potere luminoso.
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Weber
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