Dalla distribuzione dell’energia nei diversi posti dello spettro si può, in base alle considerazioni svolte nel § 66, dedurre la temperatura dell’arco e del cratere. Tale temperatura è stata anche valutata con altri metodi, e tutte le determinazioni concordano nell’attribuire al cratere una temperatura compresa tra 3500° e 3800°. E siccome, qualunque siano le condizioni di formazione dell’arco, la distribuzione dell’energia nel suo spettro è invariabile, pare che la diversa luminosità totale del cratere al variare della corrente, sia dovuta all’estensione di esso, mentre una superficie determinata di questo emetterebbe una quantità costante di luce. Così la temperatura del cratere sarebbe costante, qualunque sia la corrente impiegata, il che farebbe pensare che nel cratere avvenga un fenomeno a temperatura costante, forse l’ebollizione regolare del carbonio.
La costituzione dei carboni ha grande influenza sulle condizioni di buon funzionamento, e sul rendimento. Per favorire la formazione del cratere, che è di grande importanza per la luminosità, il carbone positivo, costituito di sostanza compatta e molto dura, porta un’anima di carbone più tenero e volatile. Inoltre il carbone positivo è ordinariamente più grosso del negativo, in modo che dei due se ne consumino eguali lunghezze, e che, collocando il negativo al di sotto, esso non produca ombra alla luce viva del cratere.
Anche nella fabbricazione dei carboni l’industria ha saputo ottenere eccellenti risultati. Con gli archi normali di 8 ampére, ottenuti con carboni rispettivamente di 12 e 8 mm. di diametro, il consumo orario è di circa 5 centimetri all’ora.
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