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      Si noti che un terzo della popolazione è manifatturiera, un altro terzo è occupata in altri uffici, e finalmente l'ultimo terzo, dobbiamo dirlo?... è senza professione. In quest'ultima classe lo statista distingue i non poveri e di questi sono 13,277 i maschi e 46,453 le femmine e riduce i poveri senza professione a soli 345, di cui 60 appartengono al sesso forte e 285 al sesso debole. E notisi che di questi miserabili 22 maschi e 229 femmine nacquero nel Comune; 34 maschi e 55 femmine nacquero in altro Comune del Regno; gli altri sono nati fuori dello Stato.
      Questi dati statistici che desumiamo dagli Atti del Censimento 1871 pubblicati dal nostro Municipio c'indurrebbero nell'opinione che in Milano la miseria è una piccola magagna da non dar pensiero, ma pure tutti gli stabilimenti di pubblica e privata beneficenza rigurgitano d'infelici, costretti con o senza loro colpa a giovarsi di queste istituzioni caritatevoli chiamate dai filantropici retorici colla pomposa denominazione di "patrimonio del povero."
      Tra i dati curiosi non crediamo dover ometterne alcuni che non sono senza relazione coi nostri studi.
      In Milano vi è maggior movimento letterario che in qualsiasi città d'Italia, tant'è che ben 4000 persone campan la vita coi frutti del loro ingegno, come vivano poi ve lo dicano i molti figli della bohème, che discutono ogni giorno, seriamente se debbano sopprimere la colazione o il pranzo, e che vanno torturandosi il cervello per satollarsi con esempi di abnegazione e di sobrietà, non potendo nutrire il loro corpaccio con qualcosa di più concreto e di più sostanzioso.


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Milano in ombra.
Abissi plebei
di Lodovico Corio
Civelli Milano
1885 pagine 124

   





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