Ma una casa d'alloggio tristissima e schifosissima mi fu dato di visitare in via Arena. Quivi č una casa di assai meschino aspetto, e che gią dal di fuori rivela la miseria che accoglie nel suo interno. Non griglie difendono alcuni buchi, i quali nel concetto architettonico del costruttore vogliono dire finestre; muri sgretolati, che non furono mai imbiancati e chiazzati di macchie segnatevi dall'umiditą, tale presentasi la facciata di questa casa. Una portaccia nana permette di entrarvi, ma due tavole antichissime, su cui Mosč scrisse la mala copia del Decalogo pare che ne difendano, mentre per vero dire non fanno che ingombrare l'ingresso. Per un andito si giunge ad un cortile abbastanza vasto, a sinistra del quale una scaletta di pietra conduce ad un corridoio. Apresi un usciale mediante un saliscendi e si entra in una stanzaccia, non iscialbata chi sa da quant'anni, anzi le pareti sono gregge, nerastre ed umide; un'afa intollerabile vi si respira, perchč quella stanza non puņ ricevere aria che dalla porta d'ingresso, quando č aperta. Da una grossa trave, che sta nel mezzo della soffitta, pende una lucerna fatta con una lamina di ferro ricurvata all'intorno, riempiuta d'olio, con un lucignolo inzuppatovi, il quale spande in gran copia fumo e puzza insieme con una fioca e fosca luce che si rifrange nelle goccie d'umiditą che scolano lungo le pareti e ben si potrebbero paragonare queste goccie a gemme che cadono ad incoronare il popolo sovrano che s'ammucchia in questa locanda.
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Arena Mosč Decalogo
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