Quasi tutti hanno davanti alla rispettiva casa un giardino. Invano però vi cercheresti o alberi, o arbusti, o fiori, o legumi; non vi si trova neppure un'umile zolla erbosa.
Siccome l'uso dei cessi è sconosciuto nel quartiere dei Krumiri, e siccome vi sono delle specie di fogne e dei canaletti di scolo, così il suolo dei giardini come quello della via riesce un composto d'escrementi, di residui senza nome, di schifezze d'ogni sorta, emergenti da un pantano fetido. Tali sovrapposizioni successive, alzando continuamente il suolo dei giardini o dei cortiletti, fa sì che il suolo del pian terreno è d'altrettanto più basso e non tarda, grazie alla vecchiezza e all'insufficienza delle porte, a trasformarsi in vera cloaca.
Gli abitanti della città dolente hanno discreto viso alla sera, quando partono alla conquista del mondo, colla bisaccia sulle spalle, la loro lancia in una mano e la lanterna nell'altra.
Ma è un triste spettacolo vederli rientrare come ombre ai primi albori del giorno, cogli occhi socchiudentisi, le ginocchia tremanti, il petto anelante, per spiluccare le sozzure riportate, in mezzo alle sozzure che li aspettano e colle quali si direbbe eh'essi vanno a confondersi.
E questi Krumiri sono Parigini, sono cittadini, elettori ed eleggibili. Tra costoro vi sono uomini rispettabili per la loro triste sorte, e per gli sforzi che fanno per lottare contr'essa.
Né Haussmann, nè i suoi successori non hanno certo impiegato il bilancio della città ad aprir per loro le vie, a selciarle, a fornirle di marciapiedi, a scavare nel sottosuolo dei tubi di scolamento, nè li hanno fatti approfittare delle scoperte di Jablochkoff.
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