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      E l'operaio che lavora a giornata? Fa il meno che può per tema d'ingrassare troppo il padrone, e si diverte a dirne poi tutto il male possibile.
      Ma, dal mezzogiorno della domenica alla mattina del lunedì, domandate all'operaio che cosa sia la miseria, domandategli che valore abbiano le lire, parlategli di economia politica (scienza di moda e intorno a cui anche i lustrascarpe pretendono dissertare largamente) citategli lo esempio di Beniamino Franklin, e poi venitemi a dire che cosa vi risponderà?
      Con quel risolino tra labbro e labbro, proprio di chi ha alzato un po' troppo il gomito, con una strizzatina d'occhio, e con una scrollatina di capo a sinistra, vi dirà: Non ha nessun parente più prossimo da contargli tutta questa bella roba? E col dorso della destra si liscierà i baffi ancora sgocciolanti di vino.
      Alla domenica le osterie sono piene di operai, i teatri sono pieni d'operai, i postriboli sono anch'essi pieni d'operai, le vetture pubbliche sono tutte noleggiate dagli operai; in quella mezza giornata la ghiottornia, la sensualità, l'imprevidenza riddano, turbinano intorno alla mente ed al cuore, del povero operaio, il quale, trascinato dal vortice delle passioni, crede che il miglior modo di godere sia quello di stancarsi senza saziarsi un giorno solo, per restare poi digiuno gli altri sei lunghissimi giorni della settimana.
      Nella notte della domenica avvengono per la città liti indiavolate e ne sono cagioni precipue la gelosia, l'ubbriachezza, il giuoco.
      Anche quest'ultima passione entra nelle abitudini del nostro popolo.


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Milano in ombra.
Abissi plebei
di Lodovico Corio
Civelli Milano
1885 pagine 124

   





Beniamino Franklin