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      DEL MEDESIMO LIBRO.
      All'Illustrissimo & Reverendiss. Monsig.
      MARCO CORNAROVESCOVO DI PADOVA.
     
      Giorgio Gennaro.
     
      QUESTI che in parca Mensa
      Largo alimento di salute appresta,
      E della Morte arrestaIl passo, aprendo il corso à vita immensa,
      Di tua stirpe real degno rampollo
      Fù, ben degno d'Apollo,
      Nè dissimil à te: se non che scarso
      Ei di delitie; largoFù di dovitie il ben altrui compite,
      Così per varia traccia un fine ambite,
      Sostenendo il salubre
      Di donar vita altrui publico incarco,
      Tu liberal, ei parco.
     
      Quest'ingegnosa usura
      Con cui per prolongar vita mortaleNobil guadagno fà dell'immortale
      Il novello Esculapio:
      Forza è che sforze il Fato, e la Natura
      Mentre chiude le porte
      A la Vecchiaia, al Morbo, et à la Morte.
     
     
     
     
      TRATTATO DELLA VITA SOBRIA,
      Del Signor Luigi Cornaro.
     
      CERTA cosa è, che l'uso negli huomini co'l tempo si converte in natura, sforzandogli à usare quello, che s'usa, sia bene ò male. Parimente vediamo in molte cose haver la usanza più forza, che la ragione; che questo non si può negare; anzi bene spesso si vede, che usando un buono, & pratticando con un cattivo; di buono che era, si fa cattivo. Si vede anchora il contrario, cioè, che si come facilmente la buona usanza in ria si converte, così anchora la ria ritorna in buona: perché poi vediamo, che questo malvagio, che prima era buono, pratticherà con un buono, e lo ritornerà buono, & ciò non procede se, non per la forza dell'uso, la quale è veramente grande. Il che vedendo io, & considerando, che per esser lui di tanta possanza, si sono introdotti in questa nostra Italia da non molto tempo in quà, anzi alla mia etade, tre mali costumi.


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Discorsi della vita sobria del sig. Luigi Cornaro
di Luigi Cornaro
Marc'Antonio Brogiollo
1620 pagine 57

   





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