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      Operò ancora quest'altro buon'effetto, che poi non mi ammalai più come soleva ogni anno mentre io seguitai l'altro modo di vivere, ch'era secondo il senso, che io non mi ammalassi di febre molto strana, la qual mi condusse alcune volte insino a morte. Da questo adunque anchora mi liberai & ne divenni sanissimo, come sempre da quel tempo insino a quest'hora sono stato, & non per altra cagione, se non perché non mancato mai dell'ordine: il quale hà operato con la sua infinita virtù, che il cibo, che ho sempre mangiato, & il vino, che ho bevuto, essendo tali quali si convengono alla mia complessione, & in quantità quanto si conviene, come hanno lasciata la lor virtù al corpo, se ne sono usciti senza difficoltà, non havendo prima generato in me alcun cattivo humore. Ond'io seguendo tal modo, sono flato sempre, & mi ritrovo hora, come ho già detto (Dio gratia) sanissimo: vero è, che oltra li due sopradetti ordini, ch'io ho sempre tenuti nel mangiare & nel bere, che sono importantissimi, cioè di non mangiare se non quanto digerisce il mio stomaco con facilità, & se non di cose, che sono à mio proposito: anchora io mi sono guardato dal patire & freddo, & caldo, & dalla soverchia fatica, di non impedir i miei sonni ordinarii, e dall'eccessivo coito, e da non stantiare in mal aere, & da non patire dal vento, nè dal Sole, che questi anchora sono gran disordini. Avenga che da loro non sia molta difficoltà guardarsi potendo più ne l'huomo ragionevole il desiderio della vita & della sanità, che la contentezza di far quello, che sommamente gli nuoce.


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Discorsi della vita sobria del sig. Luigi Cornaro
di Luigi Cornaro
Marc'Antonio Brogiollo
1620 pagine 57

   





Dio Sole