tà, conchiusero, che per quella disgratia io morirei fra tre giorni, pure, che mi si potevano far due rimedij, l'uno era trarmi il sangue, l'altro darmi una Medicina per, evacuarmi; & ovviare, che gli humori non potessero tanto alterarsi, quali pensavano, che d'hora in hora fossero per mettersi in un'estremo moto, & causarmi una grandissima febre. Io all'incontro, che sapeva, che la vita mia ordinata, tenuta da me già tanti anni, haveva così bene uniti, adeguati, & disposti i miei humori, che non potrebbero per questo mettersi in tanto moto, non volsi essere, salassato, nè pigliar altra medicina, solo mi feci drizzare la gamba & il braccio, & mi lasciai ungere di certi loro ogli che diceano esser'à proposito. Così senza usare altra sorte di remedio, come io, m'haveva pensato, me ne guarij, non havendo havuto altro male, nè alcuna alteratione, cosa, che parve alli Medici miracolosa. Onde, si deve conchiudere; che chi tiene vita regolata & sobria, & non disordina del vivere, poco male può havere per gli altri disordini, & casi fortuiti. Ma ben concludo, massime per la esperienza fatta da me nuovamente, che quelli del vivere sono disordini mortali, & già quattro anni passati me ne certificai, che fui indutto dal consiglio de' Medici, & da i ricordi delli amici, & da i conforti de i miei medesimi, à farne uno, troppo più in vero importante di quello, che come poi si vidde, si conveniva, & questo fu l'accrescere la quantità del cibo ch'io mangiava ordinariamente, il quale crescimento mi ridusse in una infermità mortalissima; la qual cosa; perché viene à proposito in questo luogo, & potrebbe giovare ad alcuno, sono contento di narrare.
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