Adunque havendola già fatta, & tuttavia facendola molti, non è vita, che non potesse essere fatta da ciascuno, tanto più quanto non vi si ricercano gran cose da fare; anzi non è altro, che un cominciar à farla, come afferma il sopradetto Cicerone, & tutti quelli, che la fanno. Et perché Platone, se bene egli visse regolatamente, dice però, che un'huomo di Republica non può così fare, bisognando à questo tale patire & caldo & freddo, & fatiche di diverse sorti, & altre cose, che sono tutte fuori della vita ordinata, & sono disordini: rispondo, che come di sopra ho detto, questi non sono delli disordini, che importano, & che infermino, & faccino morir gl'huomini, quando, colui, che gli fà, faccia vita sobria, & non disordini nelli due della bocca, delli quali l'huomo di Republica si può molto ben guardare; anzi è necessario, che se ne guardi; perché così facendo, può essere sicuro, overo di non incorrere in quei mali, ne i quali facil cosa sarebbe, che cadesse, facendo di quei disordini, che è astretto à fare, overo pur incorrendovi, facilmente, & più presto liberarsene. Mi si potrebbe qui dire, come dicono alcuni, che chi fà vita regolata, havendo sempre, essendo sano, mangiato cibi da ammalato, & in poca quantità, non ha poi di che sovvenirsi nelle infermità. A questo io direi prima, che la natura, che desidera di conservar l'huomo più lungo tempo, che può, ci insegna come ci debbiamo governare nelle infermità; perché leva di subito alli infermi l'appetito, accioche non mangino se non
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Cicerone Platone Republica Republica
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