poco; perché essa di poco (come è già detto) si contenta. E però lo ammalato, sia stato insino à quell'hora ò di vita ordinata, ò disordinata, non bisogna che mangi se non delli cibi che sono à proposito della sua infermità; & di questi ancora in assai men quantità di quello, che era solito di fare, mentre che era sano, perché se mangiasse in tanta quantità soleva, se ne morirebbe; se in più, tanto più tosto, che ritrovandosi all'hora la natura aggravata dal male la viene ad aggravare anchor più, dandole maggior quantità di cibo di quello, che per all'hora può sopportare; & questo crederei, che fosse per sovvenire l'infermo à bastanza. Ma oltre à ciò, si può risponder ad alcuni & meglio, che chi è di vita regolata, non si può ammalare, anzi rade volte, & per sì poco tempo si ritrova indisposto, perché col vivere regolatamente, leva tutte le cause del male: & levate le cause, viene à levar l'effetto: finche, chi seguita l'ordine di vivere, non ha da dubitare di male, non havendo da dubitare dell'effetto, chi è sicuro della cauta. Essendo così adunque che la vita ordinata è tanto utile, & tanto virtuosa, & così bella, & così santa, deve da ogni uno, essere seguita, & abbracciata, & tanto più, che non è contraria al vivere d'alcuna sorte d'huomini, & è facile da fare, che quì non s'obliga alcuno, che facendola mangi sì poco come fo io, ò che non mangi frutti, pesci, & d'altre cose, che non mangio io, ch'io mangio poco, perché quel tanto e a bastanza al mio picciolo, & debile stomaco; & i frutti, & i pesci, & gl'altri sì fatti cibi mi nuocono, onde io gli lascio.
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