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      E tanto maggiormente non si attrista, quanto che quella non li sopragionge impetuosamente alla sprovista con acerba & noiosa alteratione d'humori, di dolori, & di febre, ma con somma quiete & benignità, perché in lui tal fine non si causa se non per lo mancamento dell'humido radicale, il quale à guisa di lucerna se ne và mancando à poco à poco: onde egli passa dolcemente senza male, da questa vita terrena & mortale, alla celestiale, & eterna. O santa & veramente felice vita ordinata, & che per santa: & felice da gli huomini dei esser tenuta, si come l'altra, che à te è tanto contraria, è rea, & infelice come apertamente dalli effetti dell'una, & dell'altra si può vedere: anchor che dalla voce sola, & dal tuo bel nome, si doverebbono gli huomini conoscere, che pur bei nome, & bella voce è à dir vita ordinata, & sobrietà, come all'incontro brutta cosa è à dir vita disordinata, & crapula; anzi tra questi vocabuli par quella differenza istessa che è tra il dir Angiolo, & Diavolo. Ma fin qui sieno dette le cause, per le quali mi levai dalla crapula, & diedi del tutto alla vita sobria, & il modo, che tenni in ciò fare, & quello che me, n'avenne: & finalmente i commodi & beni, che ella porta à chi la segue. Hor perché alcuni huomini sensuali, & non ragionevoli dicono, che non e bene viver lungamente; & che come passa l'età di sessantacinque anni, non si può chiamar vita viva, ma vita morta; perché molto s'ingannano, come dimostrerò (essendo il desiderio mio, che tutti cerchino di pervenire alla mia età, perché godino ancora essi della più bella, che si possa vivere) Voglio in questo luogo narrare quali sieno hora i miei passa tempi, & il gusto ch'io prendo in questa mia etade della vita; per far viva fede ad ogn'uno di quello, che medesimamente faranno tutti quelli, che mi conoscono, cioè, che la vita, che hora io vivo, è vita vivissima & non morta: & tale, che da molti è tenuta felice, per quella felicità, che si può havere in questo mondo.


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Discorsi della vita sobria del sig. Luigi Cornaro
di Luigi Cornaro
Marc'Antonio Brogiollo
1620 pagine 57

   





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