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      E godo (mercè di esso grande Iddio) la celestiale, che me la fa godere col pensiero, il quale mi ha levato il poter pensar'ad altro, che à questa cosa, la qual tengo & affermo per più che certa: & tengo che questo nostro morire non sia morire, ma un transito che fa l'anima da questa vita terrena ad una celeste, immortale, & infinitamente perfetta, & noti può essere altrimenti: E questo alto pensiero è tanto alzato, che non può più abbassarsi à cose mondane, e basse, come è al morir di questo corpo; ma solamente al viver in vita celeste, e divina, onde che io vengo à godere due vite. Nè questo tanto godere ch'io fò hora in questa vita à me può dar col suo finire voglia alcuna, ma si ben gioia infinita, sendo questo suo finire un dar principio ad un'altra vita gloriosa, & immortale. Et chi è quello, che potesse haver a noia un tanto bene, e tanto contento, come haverò io? La qual cosa avvenirebbe, ad ogni altr'huomo, che tenesse la vita, che ho tenuta io, la quale si può tenere da ogn'uno, percioche io non son se non huomo, & non Santo, ma servo di Dio, al quale tal vita ordinata molto piace: Et, perche molti huomini si pongono alla santa e bella vita spirituale, e contemplativa piena di orationi: Oh se questi si mettessero ancora del tutto alla vita ordinata & sobria, quanto più grati si renderiano a Dio, & anco abellirebbono il mondo; percioche tenuti in terra veri padri santi, come già erano tenuti quelli antichi, che pur tal vita sobria osservavano, oltre alla spirituale: & similmente vivendo fino alla età di 120. anni, per virtù di Dio fariano anch'essi infiniti miracoli, come essi facevano; & di più, sempre sariano sani, contenti, & allegri, dove hora sono, per la maggior parte, malsani, melanconici, & di scontenti.


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Discorsi della vita sobria del sig. Luigi Cornaro
di Luigi Cornaro
Marc'Antonio Brogiollo
1620 pagine 57

   





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