Testè fuvvi chi gentilmente mi pregò di considerare la opposizione che v'è tra la definizione dell'elemento o del corpo semplice secondo l'Aquinate e quella definizione che si dà dalla scuola Chimica. Si diceva: che cosa è un corpo semplice? Egli è un composto (secondo l'Aquinate) di materia prima e forma sostanziale. Ma la scuola chimica insegna ch'è una sostanza materiale dotata di forze determinate. Non mi talenta ora entrar nella critica di questa definizione e mi contento di dire che di buon grado l'accetto come suona, nè più nè meno. Ma ella è rettorica e non filosofica e perciò, pur affermandola, chieggo: qual'è l'essenza di una sostanza materiale dotata di forze determinate? Siffatta essenza non si potrà mettere nè nelle forze che derivano dalla medesima, nè nella estensione, ch'è una sua proprietà, e che suppone già determinata la essenza; sarà mestieri cercarla in ciò che è il fondo delle qualità e della quantità; e poichè si dimostra che la essenza del corpo non può essere un atto puro (questa è l'essenza degli spiriti), nè una pura potenza (questa di per sè non può esistere) si verrà a confessare che essa consiste nella potenza insieme e nell'atto, ossia nella materia prima o nella forma sostanziale. Però il corpo in virtù di questa composizione è mutabile nella stessa sua essenza e corruttibile; laddove gli spiriti che escludono siffatta composizione sono incorruttibili ed intrinsecamente immortali. Laonde non veggo punto la reale opposizione della scuola chimica colla scuola dell'Aquinate, ma la definizione data da quella è rettorica ed ha bisogno della ulteriore definizione filosofica recata da questa.
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