Il fovilla del polline o il zoosperma si uniscono all'ovulo della pianta o dell'animale e tra quelli e questo avviene una comunicazione della virtù e dell'essere proprio, e così intima da prodursi una virtù novella ed un nuovo essere composto. Nè altramenti può accadere, poichè la operazione delle creature debbe rassomigliare alla divina operazione, con la quale Dio altro non fa che esprimere sè medesimo nelle create cose e ad esse comunicare, in qualche modo, le proprie perfezioni. Perciò Dante contemplava l'universo come una manifestazione dell'essere divino, e poetando si appuntava in Dio nel quale vedeva tutta racchiusa la perfezione dell'universo stesso.
Nel suo profondo vidi che s'interna
Legato con amore in un volumeCiò che per l'universo si squaderna, (Par. 33).
Se non che è da tornare a mente la differenza somma che corre tra le opere di natura e le opere di arte, poichè quelle hanno in proprio un non so che di sopraintelligibile e d'infinito, quantunque si facciano da esseri irragionevoli.
Così, per esempio, la generazione degli animali rimane incomprensibile di guisa che a dì nostri i più grandi scienziati parlando d'essa balbettano o si confessano vinti dall'arduità del soggetto. Egli è perchè, come testè dicevamo, nelle opere di natura le sostanze corporee sono istrumenti di Dio. E questo dobbiamo ancor dire rispetto all'unione degli elementi, i quali trasformansi in una novella sostanza. Ci pare tuttavia non andare lontani dal vero dicendo che ancor qui avviene quello che in tutte le operazioni delle creature, cioè che uno elemento avvicinatosi per attrazione all'altro (questo è un preambolo all'unione), cerca comunicarvi l'essere proprio; e poichè ivi la trasmutazione è di natura, diremo che un elemento intende a trasfondere nell'altro la propria natura, quindi diremo che l'uno tende ad esistere nell'altro e così a costituirsi un essere solo, una sola sostanza, una sola natura risultante di due esseri, di due sostanze, di due nature.
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