(Opusc. 45.) Ogni similitudine non è parità, e però zoppica di un piede. Nondimeno la recata similitudine da Aristotele e da Tommaso mirabilmente serve a rendere chiaro il concetto della trasformazione sostanziale e della virtuale esistenza di una forma nell'altra
, e del risolversi di quella del composto nelle suo elementari d'onde è generata. Imperocchè essendo la materia prima quel soggetto mutabile(30) che per sè considerato non ha niuna forma sostanziale, il continuo in sè considerato non ha veruna figura: si presta quella ad averle tutte, come il continuo a tutte figure è egualmente disposto: e come v'è nel continuo siffatta ordinazione alle figure, che non possa esistere senza una qualche figura, così nella materia ci è naturale ordinazione a stare soggetta ad una qualche forma, e senza questa non potrà esistere: la determinazione o l'attuazione del continuo è la figura, e la determinazione o l'atto della materia è la forma.(31) Ma non può lo stesso continuo avere contemporaneamente più figure tra sè divise, comechè possa averne una che virtualmente più ne contenga, così la materia non può essere attuata da più forme nel medesimo tempo, comechè possa venire attuata da una che altre virtualmente ne contiene. Laonde filosofando del composto chimico dovrebbesi pur dire che la sua materia prima è attuata dalla forma sostanziale propria del composto e non già dalla somma delle forme degli elementi, e che queste in quella virtualmente si contengono. Adunque se tu mi chiedi, perchè l'ammoniaca si risolve in idrogeno e in nitrogeno? ti dirò, perchè la forma sostanziale dell'ammoniaca contiene virtualmente le forme dell'idrogeno e del nitrogeno; e, poichè nemo dat quod non habet, l'ammoniaca altro non potrà dare che quei due elementi.
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Opusc Aristotele Tommaso
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