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      E sopratutto bisogna ben acconciarsi alla natura quando si vuole filosofarvi sopra, e non già far sì che la fantasia, poetando colle sue strane ipotesi, fingasi una natura a suo senno per poi sopra trastullarsi col discorso. Ond'è che Cicerone se la ride di quel cotal Amafanio, ciarlatore applaudito, il quale coi suoi atomi favoleggiava sull'universo. "Iam vero, physica si Epicurum et Domocritum probarem, possem scribere ita plane ut Amafanius. Quid est enim magnum cum causas rerum efficientes sustuleris, de corpusculorum, ita enim appellant atomos concursione fortuita loqui? Nostra tu physica nosti, quaæ continentur ex effectione et ex materia ea quam format et fingit effectio."(32) E poichè mi cadde in taglio questa bella testimonianza di Cicerone torna bene avvertire che mal altri si apporrebbe se in quel ex effectione volesse adombrata non la causa formale, ossia la forma sostanziale, ma Dio causa efficiente. Imperciocchè Cicerone è interprete di sè medesimo in cosifatta maniera.(33) " De natura autem ita dicebant (Platone ed Aristotele), ut eam dividerent in res duas, ut altera esset efficiens (ecco la forma) altera, quasi huic se præbens (ecco la materia,) ea quæ (si noti questo quae) efficeretur aliquid. In eo quod efficeret, vim esse censebant: in eo autem quod efficeretur, materiam quamdam: in utroque tamen utrumque (perchè entrambe costituiscono una essenza congiunta). Neque enim materia ipsa coalescere potuisset, si nulla vi contineretur, neque vis sine aliqua materia.


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La sintesi chimica secondo i principi filosofici di S. Tommaso D'Acquino
di Giovanni Maria Cornoldi
Istituto Tipografico Bologna
1876 pagine 74

   





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