La forma sostanziale, di cui discorriamo, non è uno spiritello, come sembra che alcuni credano, il quale venga dal di fuori, ma la è un atto che piglia la stessa materia conseguentemente alla mutazione prodotta in sè dalle cause alteranti. Così c'insegna l'Aquinate. E ben diversamente bisognerebbe discorrere se si trattasse di forma sostanziale immateriale, la quale non può trarsi dalla potenza del soggetto o della materia. Siffatta forma vuol prodursi ex nihilo sui et subiecti: ella perciò deve venire ab extrinseco: e non altrimenti che per creazione. Perciò dice l'Aquinate: "Alcuni si diedero a credere che gli angeli, in quanto operatori per divina virtù, fossero causa delle anime razionali. Ma questo ed è impossibile ed è contro la fede. Imperocchè l'anima razionale non può venire all'essere altramenti che per creazione. Ora solo Dio può creare: perchè è proprio del primo agente operare senza qualche cosa che si presupponga alla sua operazione; laddove l'agente secondo deve sempre presupporre qualche cosa, che derivi dal primo, come fu già dimostrato. Ma chi opera così opera trasmutando: di qui, nessuno opera altramenti che trasmutando, e solo Dio creando. E perchè l'anima razionale non è prodotta per trasmutazione di alcuna materia, non può da altri essere prodotta che da Dio"(35).
Ed altrove svolge a dilungo l'Aquinate, sulle vestigie di Pier Lombardo, una similitudine di cui io non so se possa altra recarvisi di più acconcia ad illustrare la dottrina e di più sublime. Fa di osservare, dice egli, come quaggiù l'intelletto per conoscere ha bisogno di una forma che dicesi, specie intelligibile.
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