Per la qual cosa coloro che solo coteste ammettono per ispiegare i fatti della natura fingono ipotesi e, nelle difficoltà che si muovono contro tali ipotesi, ne immaginano delle altre, onde confortare le prime e così si aggirano in un labirinto intricatissimo di supposizioni, in cui è pur giuocoforza che si perdano. Chiedi (reco un esempio tra mille) perchè l'idrogeno tiene gonfio e librato nell'aria il pallone? Dirannoti, perchè l'idrogeno è più rarefatto dell'aria. Ma se tu gli dimandi in che consiste questa maggior rarefazione; o torceranno la questione, oppure saranno costretti a poetare, anzi che filosofare, o diranno cose che ai fatti stessi e alle leggi della natura ripugnano. Il Babinet rinomato astronomo e fisico dice che la densità dell'etere, in paragone a quella dell'aria, non potrebbe esprimersi che con una frazione, la quale avesse per divisore 1 e dividendo un numero composto di 120 cifre. Ora, se non si pone mente ad altra rarefazione che impropria, in quale distanza dovrebbero trovarsi tra loro gli atomi eterei? In grandissima (come sopra diceva) rispetto al loro diametro, e però torna impossibile spiegare la propagazione della luce. Ammettiamo nell'etere la rarefazione propria ed ogni difficoltà è scomparsa. Io mi rammento di avere letto in Cauchy essere necessario pel calcolo supporre l'etere negli spazii celesti come continuo. Altri dirà che io reco innanzi cose in questo secolo inaudite; ed io rispondo che se elleno sono vere, voglionsi ad ogni costo abbracciare, altramenti la scienza non avrà un solido razionale fondamento.
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Babinet Cauchy
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