(29) Sebbene la chimica non sia finora pervenuta a fabbricare non solo verun vivente, ma nemmeno verun organo dei viventi, tuttavia il Moleschott seguace dell'atomismo di Democrito e di Epicuro dà la sua parola che le difficoltà che si oppongono alla costruzione dei viventi sono esterne perchè non siamo, come sarebbe d'uopo, padroni della luce, del calore e della pressione atmosferica (Circol. Lettera XVII) Ha mai il Moleschott studiata la natura delle cose? Egli adopera una moltitudine di parole senza mostrare di conoscerne la significazione.
(30) Così chiamavala quel divino ingegno di Agostino, il quale riconosceva come un sommo beneficio di Dio, l'avere avuta una chiara contezza della materia prima, quale noi la diciamo; mercecchè in tale conoscenza egli vedeva una fonte ricchissima di filosofiche cognizioni. Perciò stesso ch'egli affermava (come fece dappoi l'Aquinate) che la materia prima era separabile da qualsisia singola forma sostanziale, avvegnachè dovesse essere ad alcuna sempre congiunta, egli ammetteva la reale distinzione tra quella e questa. Infatti è evidentissimo l'argomento che possiamo togliere al Suarez. Quelle cose che sono di fatto separabili, sono tra loro distinte realmente: ma non solo secondo l'Aquinate, sì ancora secondo Agostino, materia e forma sono tra loro separabili: dunque vi è tra esse reale distinzione. Egli è bene recare almeno una delle belle testimonianze di Agostino un pò alla distesa. Così egli parla della materia prima nel Lib. XII delle sue confessioni al c. VI: "Se la mia voce e la mia penna, o Signore, debbono fare aperto tutto ciò che tu mi hai dato a conoscere intorno a questa materia, confesso che, senza intenderne nulla, udendola nominare da chi nulla ne intendeva, il mio pensiero se la rappresentava sotto mille forme diverse; e però io non pensava lei; ma si volgeva nell'animo sconce e orribili forme, confusamente, sì, ma pur sempre forme; e diceva informe non ciò che era privo di forma, ma si ciò che ne aveva una tale, che a vederla realmente sarebbe stata alla mia infermità un raccapriccio, un orrore.
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