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      Fornirò, in appendice a questa lettera, i dettagli concernenti le vicissitudini subite da un tanto documento, e là dirò perchè quest'uomo singolare, quest'anima eletta, impossente a far cose grandi, si volse a scriverne delle immortali. Là rimando chi fosse vago di conoscerli tosto.
      E m'asterrò, per adesso, dall'inveire come si converrebbe contro que' dessi che, con mene torbide e oblique, cospirarono a far credere che quest'insigne Primipilo della Nazionalità era trapassato noncurante e silente, memore solo di privati familiari interessi: - contro que' dessi che, la verità pervertita, contaminala la memoria di lui, cel dipinsero fiacco, intorpidito,improvvido delle sorti d'Italia e d'Europa; pur come s'egli, in quell'estremo del viver suo, - mentendo al suo passato - tutte avesse rinnegate le sue convinzioni perpetue, oblioso di quant'avea fatto, pensato, patito. Laddove ei silenzioso, ma attivo fattore di Nazionalità, intera concentrava la sua nobile mente ed il suo core eroico nell'escogitare una serie di pratiche soluzioni politiche tanto quanto confacenti all'aspirazioni dell'universale; - atte a dare alle nazioni quell'ambito assetto ch'è il desiderotum di tanti precursori, tanti apostoli, tanti martiri: - fermando i principi su cui poserà la nuova Europa, - accordatale una ricostituzione logica, e razionale; - determinando in essa nuove alleanze, nuove nazionalità, equilibrio novello. Il tutto mercè la unificazione politica e morale, non già grazie al mascherato predominio de' trapotenti, quali a mo' d'esempio, la Francia, tra' Romani, e la Russia tra gli Slavi.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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