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      - "Deh quanto saria bello, quanto dignitoso, o Italiani, l'esser tenuti in pugno ed a guinzaglio da quell'istessa mano efferata e violenta che così acerbamente ne ha percossi fin quì."
      - "L'Austria ci ha fatto più che mortali ferite: più che mortale dev'essere quindi il nostro rancore: immortale poi la rivincita che noi saremo per trarne."
      - "Sia che l'abbiam nemica o che la tolleriamo amica, l'Austria ci sarà sempre e perennemente nefasta."
      - "Colle mani calde ancor di delitto, ancor fumanti del sangue di tanti martiri nostri - nostri fratelli - precursori nostri nell'opera santa dell'unificazione e del riscatto - essi s'attentano presentarcela alleata, e, ch'è peggio, noi la subiremmo tale, lasciando consumare una tanta profanazione da un pugno imbelle di faziosi intristiti?"
      - "Ditelo voi, voi superstiti delle carceri, delle deportazioni, dell'austriache battiture: ditelo voi s'è possibile mai una riconciliazione, nonchè un'alleanza coll'Austria(4)!"
      Argomenti irresistibili per un core italiano!
      Verità sacrosante ieri, sacrosante oggi e sempre!
      E quando Garibaldi aggrondato così tonava contr'essa, l'Austria non avea per anco lanciato a disfida - in faccia dell'Italia redenta - il teschio insanguinato del più generoso figlio dell'Italia irredenta: il giovinetto martire Oberdan.
      Ora, deh mi si dica: con quali accenti non la fulminerebb'egli oggi, se vivo, dopo quell'oscena provocazione e l'altre molte c'hanno preceduto e susseguito quell'una? Dopo quell'infame violazion di giustizia consumata in odio a un suo fido, depositario e interprete di suoi voleri estremi?


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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